“La nuova consapevolezza maturata in noi di essere parte costitutiva dell’ecosistema e di partecipare in prima persona, vittime
e carnefici, alla sua distruzione, ci suggerisce che inquinare l’ambiente significa avvelenare noi stessi. Che quando i pesci muoiono nei fiumi, quel veleno che li ha uccisi giungerà ben presto nella caraffa d’acqua cosiddetta potabile sulla nostra tavola. Che quando vendiamo per 30 denari una foresta, abbiamo venduto, con gli alberi abbattuti, parte della nostra eredità d’ossigeno, che con l’ape uccisa oggi dalle molecole di sintesi muore la speranza nei fiori del futuro.” - cit. Giorgio Celli
Gli angeli delle piante e la loro costante sfida …
Le piante rappresentano circa l’80% della biomassa terrestre, vale a dire l’insieme di tutte le forme viventi presenti sul nostro pianeta. Esse svolgono funzioni di primaria importanza negli ecosistemi: producono ossigeno e sono fonte di nutrimento per diversi organismi, tra cui l’uomo; interagiscono in diversi modi con la materia vivente e non vivente; garantiscono la nostra sopravvivenza e rappresentano, dunque, il nostro più sensibile patrimonio da salvaguardare.
L'aumento demografico spinge l'uomo, oggi più che mai, alla conversione di ambienti naturali in agrosistemi, che, rispetto agli ecosistemi naturali, sono volutamente mantenuti in una condizione di forte squilibrio per favorire un determinato tipo di coltura e garantire una certa produttività. Per diverso tempo, pratiche agricole come i massicci apporti d'acqua e di energia, l'utilizzo di prodotti chimici fitosanitari, non hanno tenuto conto degli effetti di questi ultimi sull'ambiente. Tuttavia, gli agricoltori si trovano spesso a dover fronteggiare avversità che minacciano il raccolto, di fronte alle quali è impossibile restare inerti. Le piante sono, infatti, sottoposte a diversi stress di origine abiotica (siccità ed altre avversità atmosferiche) e biotica (organismi dannosi), ai quali reagiscono mettendo in atto svariate risposte di difesa e di adattamento, e fenomeni come la globalizzazione e i cambiamenti climatici causano un aumento considerevole di questi stress, mettendo a dura prova la salute delle piante e ponendo l’uomo di fronte a sfide difficili. L'arrivo di specie aliene provenienti da paesi esteri e il loro adattamento a nuovi areali con clima favorevole genera, ogni giorno, nuove emergenze fitosanitarie. Pensiamo, ad esempio, ai danni causati da insetti come la “golosa” cimice asiatica, la tignola del pomodoro (Tuta absoluta), il cinipide galligeno del castagno, aleurodidi e tripidi vettori di fitovirus (geminivirus e tospovirus) pericolosissimi per tantissime specie vegetali; da batteri come Xylella fastidiosa, agente del disseccamento rapido degli ulivi; dal fitoplasma della flavescenza dorata della vite; da funghi, nematodi, acari ed piante aliene (queste ultime, oltre a colonizzare interi territori a discapito di specie autoctone, sono anche potenziali serbatoi virali, come lo sono le erbe infestanti). Quelli appena citati rappresentano soltanto una piccola parte degli agenti di danno che costantemente minacciano il mondo vegetale limitando i raccolti e causando gravi danni economici ed ecologici. La sfida più ardua per l’uomo è ricercare dei metodi di lotta contro le avversità nel rispetto dell’ambiente, riducendo i rischi legati all’uso i pesticidi chimici e fitofarmaci come lo sconvolgimento degli equilibri ecosistemici, l’accumulo di residui tossici che alterano la qualità dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e dei frutti del raccolto che diventano cibo sulle nostre tavole, nonché la costante minaccia che essi rappresentano per il futuro degli insetti impollinatori, dunque delle piante.
Fonti bibliografiche:
Bar-On YM, Phillips R, Milo R. The biomass distribution on Earth. PNAS May 21, 2018 https://doi.org/10.1073/pnas.1711842115
http://www.ipsp.cnr.it/
https://www.cnr.it/it/istituto/121/istituto-per-la-protezione-sostenibile-delle-piante-ipsp
.